I due moschettieri

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I due moschettieri (I)

I due moschettieri (I)
I due moschettieri (I)NameI due moschettieri (I)
Type (Ingame)Oggetto missione
FamilyBook, I due moschettieri
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DescriptionUna serie che spopola a Fontaine e che parla di cospirazioni, vendetta e malvagità.
...
Un vecchio dai capelli grigi posò sul tavolo sei proiettili del suo moschetto speciale, guardando verso il fratello e la sorella dinanzi a lui con i suoi occhi quasi del tutto ciechi.
"Sei proiettili. Basteranno?", chiese il vecchio.
"Basteranno", disse il fratello.
Il vecchio sospirò. Aveva mantenuto la promessa, insegnando ai due orfani trovati davanti alla porta tutto ciò che sapeva:
le arti della spada, del moschetto e dell'inganno...
Come intrufolarsi in una residenza senza esser fiutati dai cani da guardia, come uccidere qualcuno nel sonno senza lasciare traccia di sé, e come premere il grilletto senza esitazione...
"Sei proiettili, sei vite...", disse il vecchio fra sé.
"No", disse la sorella, "cinque vite."
"Due di questi sono per la stessa persona."
Il vecchio non disse niente. Non chiese perché avessero scelto lui, né domandò loro come avessero intenzione di agire, proprio come, tanti anni prima, aveva fatto il suo maestro.
Ma il vecchio aveva a cuore i suoi studenti. I suoi occhi quasi ciechi avevano visto più di chiunque altro in città.
"La vendetta è una strada a senso unico, figlioli", disse, "Ciò che avete imparato da me vi basterà per vivere una vita ricca e piena di significato."
"Non voglio che facciate la mia stessa fine. Guardate i miei occhi: punizione divina, inflitta a coloro che cercano la vendetta". Provò ad aprire i suoi occhi annebbiati, affinché potessero vederli meglio.
"Siamo morti vent'anni fa", disse il fratello. "Se questi proiettili non finiranno su coloro che li meritano, non torneremo mai tra i vivi".
Il vecchio smise di parlare. Già da quando li aveva presi con sé, sapeva che questo giorno sarebbe arrivato.
"Va bene... Non proverò a dissuadervi", si alzò facendo leva sulle braccia. Ultimamente, persino un'operazione semplice come il mettersi in piedi lo metteva in difficoltà.
Ciononostante, voleva fare il giro del tavolo per abbracciare i suoi studenti preferiti. Lo sapeva, era l'ultima volta che si sarebbero visti.
Il vecchio chiese: "Vi serve altro?"
"No", rispose il fratello.
Il vecchio notò un aggrottamento sulla fronte della ragazza. Non poté vederlo, ma lo percepì.
"Cosa c'è, Iris?" chiese il vecchio. Aveva da sempre preferito Iris, razionale ed entusiasta, ma spietata quando brandiva un'arma.
Osservando i fiori che erano fuori dalla finestra, Iris gli rispose: "In verità, avrei un'altra richiesta.
Potrei raccogliere qualcuna delle sue rose arcobaleno?"
...

- I due moschettieri, p. 224.

I due moschettieri (II)

I due moschettieri (II)
I due moschettieri (II)NameI due moschettieri (II)
Type (Ingame)Oggetto missione
FamilyBook, I due moschettieri
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DescriptionUna serie che spopola a Fontaine e che parla di cospirazioni, vendetta e malvagità.
...
"Ci siamo!" I due moschetti erano puntati alla testa del Barone. Da uno di essi gocciolava del sangue, fungendo da conto alla rovescia per l'ultimo respiro del nobile. Plic, plic, plic...
"Che feccia inutile". Il Barone maledisse in silenzio le guardie, mentre le fissava, accasciate per terra, dietro ai due tiratori. "Le ho pagate così tanto... per niente!"
"Sai chi siamo?", chiese uno dei tiratori.
"Cosa cambierebbe?"
"Lo riferiresti al giudice infernale che ti ha mandato qui."
Mentre la pioggia gli cadeva sul volto, sugli occhi e sulle orecchie, il gocciolio del sangue era comunque riconoscibile. Plic, plic, plic...
"...So chi siete. Iris... Tulipe... I miei bambini". Disse il Barone. Ne aveva abbastanza di resistere. In quella sera tempestosa, accartocciato sul terreno fangoso, si sentiva stanco.
Tulipe sputò.
"Come osi definirti nostro padre? Chissà che espressione avevi quando hai ucciso nostra madre, vent'anni fa... quando l'hai costretta ad avvelenarsi."
Il Barone sospirò e chiuse gli occhi, ricordando l'accaduto. Con sua sorpresa, non gli ci volle un grande sforzo.
All'improvviso, gli occhi di lei emersero dai suoi ricordi.
Come avrebbe potuto non amarla?
La sua favolosa silhouette, la sua risata melodiosa... Le sue occhiatine attraverso le stanze.
I suoi occhi marroni, profondi come le placide acque di un lago, luccicavano come astri nella notte.
Come avrebbe potuto rifiutarla?
"Vuoi sposarmi?" Guardandola negli occhi, non era riuscito a dire di no.
E allora perché lei l'aveva tradito?
Perché gli aveva chiesto di più, pensando che sarebbe fuggito con lei?
Tic, tic, tic...
"Aveva fatto una richiesta impossibile...", disse il Barone, aprendo gli occhi.
"Nostra madre non chiedeva mai niente. Voleva solo vivere una vita tranquilla, come chiunque", rispose Iris. La sua mano era ferma, nonostante il sangue gocciolante dall'impugnatura del moschetto.
"Mi chiese di rinunciare alla mia ricchezza e fuggire con lei!", ruggì il Barone. Era sicuro che i suoi figli non comprendessero l'idea di ricchezza e potere.
"Ti chiese di rinunciare alla tua vanità e donarle il tuo vero amore, proprio come le avevi promesso", gli rispose Iris.
"Al posto mio avreste fatto la stessa cosa!"
"No", rispose Tulipe, convinto, "Non avremmo ucciso i nostri cari in cambio di ricchezza e potere. Solo un demonio è capace di tanto."
Il Barone scosse la testa. Non aveva più voglia di controbattere.
Tic, tic, tic...
"Perché tutto questo?", chiese sia a sé stesso che ai due tiratori.
"Avete perso vostra madre e state per uccidere vostro padre. Cosa vi rimarrà, a parte il delitto?"
Iris e Tulipe si guardarono l'un l'altra. Nel loro sguardo non c'era esitazione.
"La giustizia."
Risuonarono due colpi, come tuoni ruggenti nella notte. Persino ogni goccia di pioggia tremò per lo sgomento.
I due rimasero sotto l'acqua, immobili. La pioggia battente risuonava in tutta la città, ma niente faceva più rumore del loro silenzio.
Dopo una lunga pausa, Iris tirò fuori una rosa arcobaleno e l'appoggiò sul petto del Barone. Poi, cadendo tra le braccia del fratello, scoppiò a piangere. Le sue lacrime si perdevano nella pioggia, che continuava a scrosciare penetrando nella terra, in direzione del reame dei morti...
In seguito il suo corpo iniziò a tremare, mentre si teneva stretta agli abiti di Tulipe.
"Cosa c'è, Iris?"
"Guarda", indicò la rosa arcobaleno che aveva appena posato. Era fiorita in silenzio, fresca come il sangue del Barone.
"Il fiore preferito di nostra madre... sta sbocciando."

- I due moschettieri, p. 358.

I due moschettieri (III)

I due moschettieri (III)
I due moschettieri (III)NameI due moschettieri (III)
Type (Ingame)Oggetto missione
FamilyBook, I due moschettieri
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DescriptionUna serie che spopola a Fontaine e che parla di cospirazioni, vendetta e malvagità.
Viale della Melma n. 65. In un angolo di questa città degenere, la porta in legno di una taverna si spalancò di botto.
Il chiacchiericcio si fermò, e gli avventori rimasero con il bicchiere a mezz'aria, osservando quell'ospite non invitato che emergeva nella pioggia battente.
Il nerboruto era vestito di nero dalla testa ai piedi. Se non fosse stato per le candele nella taverna, si sarebbe potuto pensare che fosse stata l'oscurità della notte ad aprire la porta.
L'intruso si voltò leggermente. La tesa del cappello gli copriva buona parte del volto, lasciando scoperto solo il mento appuntito. Si guardò intorno, quasi chiedendosi perché si trovasse lì. Dalla sua postura rilassata e dal suo respiro calmo, gli avventori specularono che avesse appena portato a termine qualcosa di molto importante, o compiuto la propria vendetta.
In quel momento voleva solo qualcosa da bere.
Si avvicinò al bancone del bar, mentre le gocce di pioggia sull'impermeabile lo seguivano come dei leali spiritelli. I suoi stivali si muovevano tonanti, trasmettendo sicurezza a ogni passo.
"Dammi qualcosa di forte", disse, con un tono così basso da far vibrare e frantumare le bottiglie di vino.
Il barista gli versò qualcosa con riluttanza, poi guardò verso la porta e si chiese quanto tempo gli ci sarebbe voluto per rimuovere le impronte lasciate dagli stivali.
"Grazie", gli disse l'uomo. "Io e mia sorella abbiamo appena portato a termine qualcosa d'importante".
"Beh, e lei dov'è?", chiese il proprietario, provando a conversare un po' con lui.
"È andata a piantare dei fiori. Le ho dato tutti i miei soldi perché ha sempre voluto farlo".
"E allora come farai a pagare per quello che consumi?"
L'uomo sembrò sorpreso, come se non ci avesse mai pensato.
"Immagino che pagherò con questa".
L'uomo gettò un moschetto nero sul bancone con un colpo secco.
Ai clienti seduti di fianco andò di traverso il vino per la paura. Tutti trattennero il fiato.
"Non posso accettarla".
Il barista fece finta di mantenere la calma, mentre la sua mano raggiungeva furtivamente il cassetto sotto il bancone, dove anche lui nascondeva una pistola. Non era però sicuro che sarebbe stato in grado di sparare più rapidamente dell'uomo davanti a sé.
"Non preoccuparti, ha appena sparato il suo ultimo colpo, il più importante di tutti, non verrà mai più usata". Dopo aver spiegato tutto, l'uomo buttò giù un altro bicchiere.
Quando l'uomo alzò la testa, il barista riuscì a vederlo in volto. Era un bel viso, con un naso appuntito, delle cicatrici e dei tristi occhi neri.
Il barista ritirò la mano dal cassetto. Capì che l'uomo non era qui per fare una scenata. Era quasi come se fosse già stato ubriaco prima di entrare in taverna.
"Posso averne un altro?", chiese l'uomo.
"Non è un po' troppo?", replicò il barista.
"Lo so, ma questa è stata una serata speciale", aggiunse l'uomo non accorgendosi che il gestore stava cercando di mandarlo via.
"E come mai?"
"Ho appena ucciso qualcuno."
Le mani del gestore si fermarono. Detta dal misterioso ospite, non sembrava affatto una battuta.
"Vendetta personale", aggiunse poi. "Aveva ucciso mia madre".
"E chi era?"
"Il Barone".
"Impossibile", ora il barista era certo che l'uomo fosse ubriaco.
Tutti sapevano che il Barone non portava mai nulla di buono. Molti volevano ucciderlo, ma nessuno era disposto a rischiare la propria vita per provarci.
"Probabilmente hai scorreggiato talmente forte da non sentire il colpo di pistola", aggiunse ancora l'uomo, stemperando la tensione con una battuta.
Il barista squadrò l'uomo. Aveva mani grandi e una corporatura muscolosa. Sembrava avere alle spalle innumerevoli combattimenti, non scaramucce da taverna, ma scontri pericolosi in cui poteva scapparci anche il morto.
Un'idea si formò nella mente del barista. Si ricordò improvvisamente dei recenti omicidi con il moschetto, in cui l'assassino, che colpiva sempre nelle sere tempestose, lasciava una rosa arcobaleno sulla vittima...
"Non ci credo... Sei forse...?"
Prima che il barista potesse finire, un lampo si stagliò al di là della porta di legno, che venne aperta da una burrasca indomabile. L'oscurità si fece strada nel bar, avvolgendo gli avventori come una mareggiata.
Quando le candele si riaccesero, l'uomo non c'era più, ma aveva lasciato lì il moschetto. L'arma sembrava osservare tutti in silenzio, come una solenne divinità della morte, contemplando la notte che le apparteneva...

- I due moschettieri, fine.

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